Laureata in Economia e Commercio ed iscritta agli albi professionali dei Dottori Commercialisti (PE) e Revisori Contabili (RM), collabora inizialmente nella docenza accademica di Economia Aziendale, Ragioneria e Tecnica della Revisione presso l’Università D’Annunzio (PE). Prosegue l’esperienza professionale in azienda (Fater S.p.A.), dove ricopre diversi incarichi nell’ambito delle risorse umane, fino all’attuale di Compensation & People Development Systems Manager. Le sue principali aree di competenza includono la progettazione e gestione di sistemi di retribuzione (fissa, variabile, benefit) e sviluppo (valutazione posizioni, prestazioni, potenziale), oltre a strategie per il miglioramento del clima interno, che hanno contribuito a far classificare l’organizzazione come migliore azienda italiana e quinta europea per la qualità dell’ambiente lavorativo (Great Place to Work 2009). Per conto dell’Associazione Italiana Direzione del Personale (Abruzzo e Molise), ha coordinato un gruppo di lavoro interaziendale per lo studio di strumenti innovativi di rewarding in ambito regionale. In collaborazione con l’Università D’Annunzio (CH), promuove progetti formativi per favorire la diffusione di competenze manageriali nel settore sanitario (medici e odontoiatri). Certificata Master Practitioner in PNL (Richard Bandler’s Society) e specializzata in comunicazione, problem solving e coaching strategico (Giorgio Nardone’s Models), è docente presso la Scuola di Management Angelini e la scuola di specializzazione manageriale STC Change Strategies (Nardone Group).
Esercita il suo impegno sociale finanziando progetti a favore dell’infanzia abbandonata (AIBI) e svolgendo attivitá di volontariato presso l’associazione Nardone-Watzlawick Onlus. La Fondazione Bellisario l’ha inserita nell’elenco delle “1.000 donne eccellenti” italiane.[/vc_column_text][/vc_column_inner][/vc_row_inner][vc_column_text]
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei protagonisti del team docenti e testimonials della prima edizione dell’Accademia Internazionale di Leadership Strategica Femminile, che vi ricordiamo, avrà inizio nel mese di Febbraio in due città italiane: Milano e Arezzo (per info e costi clicca qui).
Nel secondo appuntamento, abbiamo incontrato Ester Santoleri, Compensation & People Development Systems Manager di Fater S.p.A., l’azienda leader nel mercato italiano dei prodotti assorbenti per la persona e nel mercato europeo per le candeggine (Ace, Pampers, Lines, Infasil e Tampax). Nel corso dell’intervista (che segue), abbiamo ripercorso assieme alla problem solver abruzzese le tappe più significative del percorso che la hanno condotta ad Arezzo per studiare il modello strategico, che ci ha confessato, esser stato fondamentale nella propria formazione personale per divenire “manager di se stessa”.
Riguardo all’impegno che la vedrà presto coinvolta nel nuovo progetto di STC, in qualità di testimonial, la manager recentemente inserita nella classifica stilata dalla Fondazione Bellisario delle “1.000 donne eccellenti” italiane, ha dichiarato: «Ho avuto modo di leggere il programma in anteprima e vi posso assicurare che è un percorso completo ed interdisciplinare, che arricchirà la vostra cultura, accrescendo quelle soft skills di cui ogni manager ha bisogno per diventare un leader».
D: Chi è Ester Santoleri?
R: Sono una manager di una multinazionale italiana che opera nel settore del largo consumo. Attualmente lavoro presso la direzione del personale e mi occupo di gestire i sistemi di retribuzione e di sviluppo delle risorse umane.
D: Perché ha sentito la necessità di intraprendere un percorso che la potesse far diventare una problem solver strategica
R: Occupandomi di risorse umane, ho sentito inizialmente la necessità di colmare alcune lacune del mio percorso professionale che prevalentemente era di carattere scientifico e commerciale. Capii che per comprendere meglio i comportamenti delle persone e soprattutto per relazionarmi meglio con loro, avevo bisogno di una formazione di tipo umanistico.
D: Come ha colmato le sue lacune?
R: Ho frequentato diverse scuole fino a quando sono approdata ad Arezzo. Qui mi sono fermata perché effettivamente ho trovato ciò che cercavo in termini di pragmatismo, efficacia ed efficienza.
D: In cosa le è stato utile il modello strategico?
R: Lo studio del modello mi ha aiutato molto nel divenire “manager di me stessa”. Io sono una persona piuttosto impegnata: studio, lavoro, ho una famiglia e mi preoccupo anche di prendermi cura di me stessa, coltivando i miei interessi personali. Con tutte queste sollecitazioni ed impegni, nel corso del tempo è diventato fondamentale fare focus sulle priorità. Oggi avere molto chiari quali sono gli obiettivi, decidere cosa prendere, cosa scartare, aiuta notevolmente nella realizzazione di se stessi, e di conseguenza, quando si ha chiaro il senso della direzione, diventa più semplice fare rinunce, poiché queste diventano scelte. Il modello di problem solving ragionando in una logica non ordinaria, applica dei riduttori di complessità che ci aiutano a risolvere i problemi con una maggior velocità, efficacia ed efficienza, permettendoci di fare priorità sugli obiettivi, e di conseguenza, aiutandoci nel perseguire meglio la nostra meta. Migliorando quindi gli aspetti personali ma anche quelli professionali.
D: Ritiene che sia necessario oggi acquisire competenze in leadership femminile?
R: Si, per me c’è tanto bisogno di una accademia di leadership femminile perché oggi il ruolo della donna nel mondo del lavoro è notevolmente cambiato. Ritengo che ognuna di noi, soprattutto se è una professionista, debba recuperare quella componente di femminilità che nel corso del tempo ha inevitabilmente affievolito. È inutile negarlo: quello del lavoro è mondo prevalentemte maschile, e ritengo che sia diventato sempre più importante cercare di spendere come vantaggio competitivo, quelle che sono le nostre caratteristiche femminili.
D: In che modo?
R: Cercando di non assomigliare agli uomini, ma giocandoci invece quelle caratteristiche tipicamente dell’essere donna, che in definitiva, risultano vincenti.
D: Nella pratica, in cosa le è stato utile il Modello?
R: Il modello strategico innanzitutto ci insegna la comunicazione persuasoria. Persuadere significa “condurre soavemente a se”. Quindi ci insegna a relazionarci meglio con il mondo esterno attraverso il Dialogo Strategico, che oppone la dialogica alla dialettica, e quindi di conseguenza, induce a mettersi nei panni degli altri, a relazionarci meglio con le persone, ma anche con noi stessi.
D: Può farci un esempio?
R: Con l’applicazione del modello di coaching Strategico, che tratta le quattro emozioni di base: dolore, rabbia, paura e il piacere, ho migliorato la mia stabilità emotiva. Oggi so, se devo concedermi un’emozione opure no, e in quale misura concedermela. Sono passata quindi da una realtà subita ad una realtà gestita. Permettetemi di dire che questo è un aspetto fondamentale, poiché dietro ad un buon professionista, c’è sempre una persona equilibrata. Questo è un punto centrale, perchè la stabilità emotiva è una delle soft skills che uomini e donne devono acquisire. Le donne in primis, in quanto gestiscono una vita professionale e privata molto più complessa degli uomini.
D: Da quanto tempo conosce il Modello di PROBLEM SOLVING STRATEGICO®?
R: Sono immersa nel Modello Strategico da circa cinque anni. Ho acquisito, attraverso quest’ultimo, diversi vantaggi, ma la cosa che più di me è cambiata è senza dubbio la resilienza personale. Una qualità molto importante perché ci aiuta a gestire i contraccolpi che la vita tutti i giorni ci da: sia dal punto di vista privato, che da quello professionale.
D: Come è cambiato il suo approccio nel contesto lavorativo?
R: Ogni giorno, quando sono al lavoro, mi trovo ad applicare vari concetti che ho imparato attraverso il Modello Strategico nel relazionarmi con i miei capi, con i miei colleghi anche di altre funzioni, oltre che della mia direzione. Come dicevo poc’anzi, il controllo emotivo è una componente importante perché risulta fondamentale anche quando, nel passare da una riunione all’altra, non ci trasportiamo dietro le emozioni che si sono provate precedentemente; ma poi soprattutto quando ci si relaziona e si discute di progetti. È Grazie al Modello Strategico se oggi ho acquisito una maggiore flessibilità di pensiero: la capacità di mettersi nei panni degli altri, di immedesimarsi nel pensiero altrui e ritenerlo ragionevole.
D: Perché una/un manager dovrebbe scegliere l’Accademia di STC Change Strategies?
R: Ho avuto modo di leggere il programma in anteprima e devo dire che è un percorso davvero molto completo: si spazia dalla respirazione all’uso della voce, dal problem solving alla comunicazione interpersonale, fino ad arrivare alla gestione del tempo. Un percorso completo ed interdisciplinare che arricchisce la nostra cultura accrescendo quelle soft skills di cui ogni manager ha bisogno per diventare un leader. Soprattutto una donna.
Nardone Model COUNSEL COACHING STRATEGICO ® 35, 41, 44 ( Nice Classification )
(Copyright © di M. Cristina Nardone)
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