Alcune ricerche condotte negli Stati Uniti hanno evidenziato che le donne sono meno felici degli uomini. Gli studi hanno preso in considerazione il livello di soddisfazione che si rileva in particolari circostanze, portando come esempio generale la visita che le coppie fanno ai genitori. Le donne in questa occasione presentano un alto indice di infelicità rispetto agli uomini per una ragione banalissima: devono stare in cucina con la madre (o con la suocera), mentre i mariti possono tranquillamente accomodarsi sul divano davanti alla Tv con il padrone di casa.
L’infelicità femminile pare dunque sia legata alla mole di incombenze che oggi grava sulle spalle della maggior parte delle donne, ma in realtà non è solo questo.
Il nodo della questione sta soprattutto nel fatto, incontrovertibile, che oggi dalle donne ci si aspetta troppo. Negli Stati Uniti, esattamente come in Italia, si chiede loro di essere, mogli affettuose e attraenti, lavoratrici efficienti e aggiornate, padrone di casa perfette, madri attente e presenti e, possibilmente, buone cuoche. Troppo per chiunque, perfino per una donna.
Appare evidente che le due facce dello stesso pianeta siano in costante interdipendenza e che a caratteristiche dell’uno corrispondono complementari caratteristiche dell’altro.
E vero i ruoli da ricoprire sono tanti e una donna per riuscire in questo intento deve compiere ogni giorno tutta una serie di equilibrismi, senza i quali sarebbe impossibile far quadrare tutto, Ma lei se li prende davvero tutti senza nemmeno provare a delegarne uno.
Né la fatica fisica imposta dagli spostamenti e da tutte le mansioni relative alla gestione della casa, né l’impegno mentale necessario per svolgere la propria professione sono comunque destabilizzanti per la sfera emotiva come lo è invece la sensazione, comunissima, di non essere abbastanza brava nel disbrigo dei numerosissimi compiti. Le donne perennemente in preda all’ansia, costantemente giù di tono o di frequente oppresse da un senso di angoscia sviluppano questi stati d’animo negativi in quanto in cuor loro sono convinte di non fare abbastanza o comunque non abbastanza bene. Il senso di colpa che nasce da questa spietata autocritica spinge molto spesso ad assumersi ancora più responsabilità e impegni, a scopo di espiazione.
La felicità è stata descritta dal professor Michael Argyle, grande studioso inglese di questa emozione, come un senso di generale appagamento che può essere scomposta in tante piccole gratificazioni provenienti dai vari ambiti della vita (amore, lavoro, famiglia, sport, salute e così via). La felicità coincide dunque con l’ appagamento, una sensazione che viene prodotta dal raggiungimento di un traguardo, piccolo o grande, a cui si tendeva. A ostacolare la possibilità delle donne di essere felici è da un lato l’impressionante numero di traguardi giornalieri da toccare e dall’altro la tendenza a esigere troppo da se stesse, a non accontentarsi mai dei risultati ottenuti, a ritenere sempre e comunque di aver deluso qualcuno. Non a caso da un sondaggio condotto in Italia qualche tempo fa era emerso che per una significativa percentuale di donne la felicità consiste nel riuscire a rendere felici le persone che si amano.
– Per quanto concerne l’universo femminile si rilevano, infatti, al contrario dei maschi una maggiore vitalità e spinta all’affermazione personale delle ultime generazioni rispetto a quelle precedenti. Anche in questo caso non ci sembra semplicemente imputare ciò alla maggiore emancipazione conquistata dalle donne ad effetto del movimento femminista, anche perché in tale direzione nell’ultimo decennio, si è assistito ad un significativo reflusso. In altri termini, la giovane donna attuale appare molto meno in linea con i dettami di una posizione ideologica femminista, ma ciò che invece corrisponde…..ad una ….di affermazione ha corrisposto ad un ulteriore incremento del ruolo della donna nella società, nella famiglia e nella coppia.
Pertanto riteniamo ciò, l’effetto di una più complessa rete di interazioni sociali, culturali e familiari.
L’adolescente attuale risulta essere, rispetto ai maschi, usualmente più orientata alla qualità della sua formazione personale, sia negli studi che nel lavoro. Cosiccome appare più interessata ad approfondire le sue conoscenze in ambiti psicologico sociale letterario ed artistico. Già questa prima rilevazione sta a connotare uno scarto tra mondo femminile e mondo maschile. Inoltre nelle interazioni familiari le femmine appaiono meno protette dei maschi, spesso in famiglie con figli di entrambi i sessi alla figlia è richiesta maggiore partecipazione allo svolgimento di attività utili per la famiglia e gli sono attribuite maggiori responsabilità che al fratello. C’è da considerare anche che biologicamente la femmina si trova naturalmente a fare i conti con sue caratteristiche che la rendono obbligatoriamente capace di fronteggiare dolori e frustrazioni. Realtà questa che i maschi non sono costretti per natura a vivere.
A tutto ciò, si deve aggiungere il fatto che nell’adolescenza femmine e maschi cominciano ad interagire a livello sentimentale e sessuale. Questo diviene dal nostro punto di vista, una fase cruciale poiché sulla base degli apprendimenti precedenti si vengono a stabilire delle particolari interazioni che sono del tutto specifiche in questo periodo storico e della situazione sociale relazionale tendenzialmente protettiva che abbiamo descritto nei capitoli precedenti.
Ciò a cui stiamo facendo riferimento è il fatto che nella maggioranza dei casi oggi si viene a stabilire tra giovani uomini e donne, dapprima una relazione complementaria basata sul fatto che alla fragilità e scarsa spinta di affermazione di una parte, corrisponde una resistenza e marcato desiderio di affermazione dall’altra. In termini più concreti, il giovane appare molto contento perché facilitato nella sua vita sentimentale e sessuale da femmine intraprendenti e più sicure di lui. D’altro canto la giovane si sentirà gratificata nell’essere lei a dirigere la dinamica di coppia in quanto ciò le conferma la sua autostima. Questo di solito procede nelle giovani coppie fino a quando la donna non arriva ad una realizzazione personale e professionale per la quale sentendosi soddisfatta di se per gli obiettivi raggiunti, di solito comincia a sentire l’esigenza di aver accanto un maschio non a traino ma capace di essere sul suo stesso piano o addirittura in grado di condurla oltre. Per rendere più chiaro questo concetto, si pensi per esempio, a una giovane coppia nella quale dapprima la femmina è felice di avere accanto un compagno che lei controlla e dirige, poiché questo le permette, in virtù di uno scarso coinvolgimento emotivo, di investire molto di più negli studi e nella carriera. Giunta alla fine degli studi, all’inizio della carriera, situazione che la fa entrare in contatto con persone diverse, rispetto a quelle incontrate durante il percorso di studi, ella di solito, inizia a pretendere di più dal suo compagno ma questi purtroppo non è in grado di corrispondere alle sue aspettative in quanto sino allora è stato abituato ad essere adagiato nel suo comodo ruolo di maschio “a traino” della compagna. A questo punto, la donna può entrare in crisi, e spesso inizia a mettere in discussione la sua relazione e a sentirsi delusa nelle sue aspettative di realizzazione di coppia. Questo talvolta è il momento in cui elle può invaghirsi di qualcun altro che purtroppo il più delle volte, essendo come caratteristiche all’opposto del compagno, risulta essere altrettanto sbagliato, così in questo caso si giunge a una doppia delusione che, molte volte, conduce la giovane donna a mantenere entrambi i rapporti, poiché, nell’uno ne l’altro risulta essere soddisfacente. Ma tutto questo non la fa stare bene, poiché stride con i suoi valori ed ideali, che di solito sono quelli di una romantica realizzazione nella coppia e nella famiglia oltre che nelle professioni.
Quindi, quella che dapprima era una complementarietà nella coppia ad un certo punto si trasforma in una simmetria. Ciò che teneva legati si rovescia in ciò che allontana. A questo riguardo si deve anche sottolineare che spesso le giovani donne motivate al successo personale, dapprima consapevolmente o inconsapevolmente, sacrificano molto della loro femminilità in particolare quanto concerne alla loro realizzazione erotica. Una volta giunte alla realizzazione del primo obiettivo, queste probabilmente più rilassate, manifestano adesso la necessità di realizzare anche l’altra dimensione. Purtroppo, il più delle volte anche a questo livello il compagno non è in grado di rispondere all’aspettativa. Questo è ciò che conduce alla ricerca di un altro partner, sentendosi addirittura legittimate, poiché insoddisfatte di tradire il proprio marito o fidanzato. Ovviamente, questa non vuole essere una moralistica osservazione ma semplicemente una rilevazione empirica, del fatto che a differenza degli uomini, la maggioranza delle donne per riuscire tradire il proprio partner a bisogno di costruirsi una valida motivazione che le permetta di evitare almeno in parte il sentirsi una poco di buono.
A questo punto credo che il lettore possa comprendere pienamente abbiamo definito “femmina delusa” la dimensione più tipica delle giovani adulte dell’ultimo decennio.
Sulla base di tutto ciò non deve sorprendere il fatto che attualmente si assiste al fenomeno sempre più frequente di giovani donne che si legano a uomini molto più adulti di loro, con un divario di 15/20 anni. Dallo studio di tali coppie risulta che tali donne si sentano molto più soddisfatte dalla relazione con un uomo molto più grande per il fatto che, egli sia di solito rispetto a quelli più giovani, più attento a tutto ciò che la rende soddisfatta nella sua femminilità. Dalle piccole attenzioni galanti, alla cura affettiva ed all’impegno e capacità nella realizzazione di una buona intesa erotica. Ove al contrario i giovani maschi troppo abituati a ricevere, piuttosto che a dare si mostrano decisamente carenti.
Purtroppo per le donne, come evidenziato nel paragrafo precedente, se le cose non cambiano il futuro non promette granché di buono rispetto a questa dimensione, di cui esse stesse sono perfettamente complici.
come diceva il Buddha Sakjamoni, “ Voi siete gli artefici della vostra condizione passata, presente e futura. La felicità o la sofferenza dipendono dalla vostra mente e dalla vostra interpretazione.”
Noi tutti siamo stati educati a sentirsi in colpa ogni qualvolta abbiamo messo in atto, o addirittura pensato , qualcosa di direttamente vantaggioso per noi stessi. Tale reazione deriva dal fatto che si associa qualunque comportamento egoista ad un vantaggio proprio a danno di altri, come se fosse inevitabile che il vantaggio mio corrisponda allo svantaggio altrui.
Questa concezione, che ha antiche radici nella cultura moralista occidentale ha degli effetti piuttosto pesanti sul nostro modo di pensare a noi stessi e alle nostre azioni, conducendoci appunto a ritenerci delle cattive persone nel momento in cui perseguiamo egoisticamente uno scopo. Di conseguenza a tale convinzione, si tende ad incrementare la frequenza di atteggiamenti e comportamenti di tipo altruista. Ma, da un punto di vista strettamente logico l’altruismo non è altro che una forma perversa di egoismo, poiché l’altruista gioisce nel dare agli altri ma comunque gioisce lui.
Inoltre anche quando il comportamento altruista è quello del sacrificio, costoso per l’individuo, l’effetto di questo non appare così meraviglioso come il moralismo ci insegna.
Il comportamento altruista infatti, come Elster (1982) mette in risalto, conduce alla costruzione di interazioni sociali basate sulla realtà di alcuni che danno e altri che prendono, ma l’altruista ha bisogno di egoisti, come vedremo “ insani”, che prendano ciò che lui dà. La interazioni tra soli altruisti diviene escelation simmetrica, l’atruista ha bisogno dell’egoista per sopravvivere come tale. Pertanto, in realtà, lo stile relazionale basato sul comportamento altruista tende a costruire dall’altra parte, persone che si abituano a ricevere senza dare e che di conseguenza non sviluppano il proprio senso di responsabilità.
Il migliore esempio di tutto questo lo si ha osservando lo sviluppo della famiglia italiana nel ultimo decennio, connotato da un massiccio incremeto dello stile iperprotettive dei genitori nei confronti dei figli. Tale iperprotezione relazionale, che altro non è che un effetto del sacrificio altruistico dei genitori nei confronti dei figli, ha prodotto una realtà giovanile connotata da insicurezza e scarzo senso di responsabilità davvero rilevanti. Questo ha effetto del tentativo ben riuscito delle famiglie di spianare la strada ai figli cercando di togliere loro gli ostacoli e le sofferenze della loro crescita, ma ciò corrisponde anche a togliere loro la possibilità di conoscere le proprie risorse e la sicurezza personale mediante l’esperienza del superamento di ostacoli.
L’egoismo complementare all’altruismo, connotato dalla tendenza a prendere e ricevere senza alcuno sforzo o senza dare indietro, e questo potremo definirlo egoismo patogeno per se stessi e per gli altri.
Quanto scritto fin qui, anche se può apparire una dissertazione puramente filosofica, conduce a assumere, e questo è l’importante autoinganno terapeutico, che se dobbiamo sentirci in colpa, quando mettiamo in atto qualcosa di egoista, dovremmo sentirci ancora più in colpa quando facciamo qualcosa di altruista .
Il lettore a questo punto si chiederà come è possibile uscire da tale dilemma.
Ebbene, ancora una volta il logico norvegese Jon Elster, ci indica una via di uscita: ciò che io definisco il “sano” egoismo. Questo autore proponendo un calcolo rigorosamente logico-matematico, propone che un comportamento egoista intelligente sia il comportamento sociale più adeguato. Egli infatti afferma: L’egoista strategico è colui che calcola che per ottenere i massimi vantaggi nella relazione con gli altri, il comportamento più efficace è quello di, cominciare con il dare per ricevere; Questi distribuirà il suo dare in piccole porzioni a più persone, quello che gli tornerà indietro da queste persone, nella sua sommatoria, sarà sempre maggiore di quanto lui ha dato. Questo inoltre, può avvenire anche per gli altri, poiché il comportamento tra egoisti di questo tipo, è complementare. Ossia, si mantiene a vicenda. Al contrario del comportamento dell’insano egoista che necessità dell’altruista e dell’altruista che ha bisogno dell’ egoista insano.
In altri termini, colui che si pone come riferito, segue l’indicazione di Lao Tsu “ se vuoi avere comincia con il dare”. In altri termini tale persona trasforma l’interazione con gli altri, da un ‘interazione in cui c’è chi guadagna e chi perde, quello che la teoria dei giochi definirebbe un gioco a somma zero, in una interazione in cui o si guadagna tutti o si perde tutti. L’interessante è che tale effetto si ottiene partendo da un comportamento dichiaratamente egoista che produce anche l’effetto di un sano altruistico scambio tra gli esseri umani.
Tutta questa dissertazione è stata necessaria ha indicare al lettore, la necessità di trasformare l’autoinganno del sentirsi a posto con se stessi nell’evitamento di comportamenti egoisti, in un autoinganno basato sul prescriversi il “sano egoismo”. Questo, ci libera da quella nostra tendenza a volere fare troppo del bene alle nostre persone care, rendendole noi persone incapaci di costruire,sane e funzionali relazioni, con se stessi e con gli altri, cosiccome ci emancipa dal senso di colpa di fare qualcosa solo per noi stessi, poiché da questa prospettiva si può ritenere che, fare stare bene noi, corrisponda poi a far stare meglio le persone intorno a noi.
Non dimentichiamoci che l’egoismo in fondo altro non è che “ la visione prospettica della realtà: tutto ciò che si allontana da noi si rimpicciolisce” (Nietzsche, La gaia scienza).
Considerato che si tratta sempre di interazioni e non di vite distinte, offrire qualche indicazione alle giovani donne affinché possano innescare nei loro rapporti una spirale virtuosa invece che viziosa.
La prima importante considerazione che ella dovrebbe tenere a mente, è quella relativa al fatto che, se lei si atteggia e si comporta nei confronti dei maschi in modo acquiescente e protettivo, non potrà poi, lamentarsi se questi non sarà in grado di darle quanto lei necessiterebbe. Poiché nella coppia come nella famiglia, se è presente uno squilibrio nella iterazione del dare e del ricevere, uno dei due si abitua a ricevere senza alcun sacrificio. Questa, come abbiamo già considerato, è la classica forma di legame tra un’altruista patogeno, e un egoista radicato. L’uno mantiene l’altro. Ma chi ha la possibilità di rompere il circolo vizioso è più l’altruista che l’egoista, cosiccome tra chi è protetto e chi protegge è più facile per chi protegge. Di conseguenza a ciò, la giovane donna deve fin dall’inizio delle sue relazioni con l’altro sesso evitare di essere la parte intraprendente e protettiva della relazione. Altrimenti innescherà consapevolmente o meno, la dinamica sopra descritta. In questo modo oltre ad evitare di assumere il ruolo citato, ella induce il maschio a doversi esporre, aiutandolo in linea con quanto esposto nel paragrafo precedente, ad avere un ostacolo da superare.
L’altra e forze più importante considerazione, da tenere a mente da parte delle adolescenti è quella relativa al fatto che, se si rendono troppo facilmente disponibili si svalorizzano. Con questo si vuole indicare il fatto che troppo frequentemente, le moderne giovani donne, manifestano una eccessiva cedevolezza nei confronti dell’altro sesso. Con ciò si fa riferimento, non solo, alla seducibilità ma in particolare alla disponibilità in termini relazionali: disponibilità a comprendere, disponibilità ad accettare i limiti altrui, a accettare di essere amata dal partner, disponibilità a non essere valorizzata. La lista potrebbe essere ben più lunga di questa ma per essere succinti si sta a intendere quella modalità relazionale mediante la quale molte delle giovani donne fanno sentire, non solo i partner ma tutti i maschi, dei “piccoli principi”. Ovvero, delle persone a cui tutto è dovuto solo per il fatto che esistano.
L’effetto retroattivo di ciò è che di solito i giovani uomini hanno scarsa considerazione di queste ragazze che per loro si abnegano. In altri termini, care lettrici, pensate che se vi comportate da tappeti non potete lamentarvi di essere calpestate!
Ciò che, in aggiunta a quanto affermato fin qui, le giovani donne attuali dovrebbero tenere a mente rispetto a i desideri e alle necessità dell’altra parte, è riassumibile anche in questo caso in due concetti: “sensualmente travolti” e “coccolati”.
Ancora una volta chiediamo al lettore per l’uso di una terminologia che può apparire provocatoria, ma come già riferito per il caso degli uomini, queste sono le parole che più sono state accettate e utilizzate da un grande numero di giovani maschi nel definire ciò che si aspetterebbero dalla propria partner.
Con la definizione “sensualmente travolti” si fa riferimento alla necessità da parte del maschio di sentirsi epidermicamente attratto e passionalmente travolto dal suo desiderio nei confronti della propria donna.
Ciò sta ad indicare che le giovani donne, al contrario di quello che è stato fatto per decenni sulla scia del femminismo e di altre ideologie, dovrebbero prestare molta attenzione e molta cura nei confronti della loro femminilità. Questo in modo da esaltarne la desiderabilità da parte dell’uomo. Con femminilità ci si riferisce a tutto quel complesso insieme di atteggiamenti e comportamento, comunicazione verbale e non verbale, cosiccome alla capacità di dare e sentire piacere.
Con tutto ciò ovviamente, non vorremo essere fraintesi nel senso che possa sembrare che proponiamo un modello di femmina “bambolotta scema”, poiché quando facciamo riferimento al termine di desiderabilità per un uomo e di cura delle proprie caratteristiche, ovviamente ci riferiamo anche a capacità intellettive, relazionali e sociali che amplificano tutto il resto.
Con il termine “coccolati” si sta a indicare il fatto che la maggioranza degli uomini, anche quelli che manifestano marcata fermezza o quelli che si vergognano di esprimere la propria fragilità, adorano sentirsi avvolti da coccolanti cure. Ciò non sta a significare cure materne o coccole infantile ma indica tutta una serie di piccole e grandi attenzioni a cui gli uomini consapevoli o no, sono molto sensibili, cosiccome amano che la propria compagna li tratti talvolta come se fossero un cucciolo.
Per concludere questo breve contributo alle donne a favore degli uomini, riteniamo fondamentale ricordare alle donne soprattutto che, se queste si comportano come se fossero della bigiotteria, saranno senza dubbio trattate come oggetti di scarso valore. Se al contrario si comportano come se fossero gioielli, avranno meno compratori ma più selezionati, che saranno disposti a pagare un prezzo più alto per averle, e probabilmente continueranno a lustrare il gioiello, se questi continuerà ad esserlo, anche nella situazione intima.
L’ultimo particolare, che vorrei rimanesse nella mente del lettore, è l’ulteriore suggerimento di Liktenberg, poichè dal mio punto di vista, riassume in chiave positiva tutto il resto, “ Rendere il migliore possibile ogni istante della vita, da qualsiasi mano del destino ci sia inviato: in ciò consiste l’arte del vivere”.
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