La comunicazione è un processo complesso e fondamentale per la vita umana, permeando ogni aspetto delle nostre relazioni e interazioni.
Tuttavia, non tutte le forme di comunicazione sono uguali, tanto che spesso si tende a confondere la comunicazione Efficace con la comunicazione Strategica, due modalità distinte con obiettivi e approcci differenti.
Per questo motivo prima di introdurvi in quell’affascinante arte della Comunicazione Strategica ci permettiamo di descrivere le differenze.
L’obiettivo della Comunicazione Efficace è trasmettere il messaggio in modo chiaro, ci si preoccupa di trasmettere il proprio messaggio, magari preparando l’esposizione nel modo migliore possibile, ma senza considerare nient’altro che il proprio intento.
Gli elementi chiave della Comunicazione Efficace sono:
– Chiarezza: il messaggio deve essere formulato in modo semplice e conciso, utilizzando un linguaggio comprensibile
– Precisione: le informazioni trasmesse devono essere accurate e veritiere, evitando distorsioni o ambiguità.
– Feedback: la comunicazione efficace è un processo bidirezionale che richiede capacità di ascolto per recepire il feedback del ricevente.
In sintesi, la Comunicazione Efficace esplicita chiaramente gli interessi della persona che comunica, eppure non favorisce la generazione di relazioni che possano durare nel tempo. Ciò avviene perché, essendo egoriferita, non tiene conto di numerosi altri fattori che concorrono al successo duraturo di una relazione: il contesto in cui si comunica, gli interessi dell’interlocutore, i bias cognitivi, ovvero errori di ragionamento basati su convinzioni pregresse o pregiudizi.
In sintesi, nella comunicazione Efficace non si hanno modalità o tecniche specifici persuasive. Tutti questi fattori portano chi le usa a ragionamenti meramente razionali, a decisioni disfunzionali, alla maggiore difficoltà di relazione con l’altro.
“Ogni fallimento di relazione è semplicemente un fallimento di comunicazione”
Z. Bauman
Possiamo definire in breve il modello di Comunic-Azione Strategica come la scienza delle relazioni.
La comunicazione Strategica va oltre la semplice trasmissione di informazioni, bensì è un Metodo da utilizzare per usare la comunicazione in modo consapevole e pianificato, sia per risolvere problemi che per raggiungere obiettivi specifici. Una frase assume non solo il potere di descrivere e spiegare, rammentare e motivare, deprimere e esaltare, avvelenare e curare ma anche, e soprattutto, quella di “creare” realtà, dunque di “fare cose con le parole”.
Definizione degli obiettivi: la comunicazione strategica inizia con la definizione di obiettivi chiari e misurabili. Risponde alla domanda: Cosa si vuole ottenere con la nostra comunicazione?
Analisi del pubblico: è fondamentale adattare la modalità agli interessi del proprio interlocutore o pubblico, alle sue caratteristiche, ai suoi bisogni o aspettative; ai bias cognitivi, ovvero pregressi errori di ragionamento basati su convinzioni o pregiudizi.
Valutazione del contesto: la circostanza in cui si comunica, in privato o di fronte ad altri, influenza la reazione al ciò che si dice.
Scelta dei canali: esistono diversi canali di comunicazione (verbali, non verbali, scritti, digitali). La scelta del canale più adatto dipende dagli obiettivi da raggiungere e dall’interlocutore.
Messaggio persuasivo: Il messaggio deve essere persuasivo, toccando le leve emotive e, non solo convincente, in grado di influenzare le azioni e le credenze degli altri, per motivare e spingere l’altro (o il pubblico) ad agire nel modo desiderato.
Valutazione degli effetti e adattamento: la comunicazione strategica è un processo continuo che richiede monitoraggio e valutazione. I risultati ottenuti devono essere valutati per poter adattare la strategia se necessario.
La Comunicazione Strategica è quindi l’arte pragmatica dell’uso del linguaggio verbale, para verbale e non verbale come strumento per rendere la nostra comunicazione capace non solo di far “capire razionalmente” ma soprattutto di far “sentire suggestivamente” ciò che si vuol indurre nei nostri interlocutori; parafrasando le parole di Austin, un linguaggio performativo che si sostituisce a quello ordinario indicativo, ovvero, il passaggio da una comunicazione che spiega a una che induce a fare.
LA TECNICA DEL DIALOGO STRATEGICO PERFORMATIVO rappresenta il punto di arrivo di un percorso di ricerca realizzato in oltre 20 anni, prima all’interno della Terapia breve strategica (TBS) dalla metà degli anni ‘90 da Giorgio Nardone e, successivamente validata in altri contesti grazie all’uso della tecnica in interventi di consulenze aziendali seguiti da M. Cristina Nardone e dal gruppo di collaboratori ufficiali.
L’obiettivo nel mettere a punto il dialogo performativo è stato quello di creare uno strumento utile a risolvere problemi per accorciare i tempi di sofferenze e raggiungere obiettivi nei campi più disparati in tempi più rapidi possibili.
1. La Pragmatica della comunicazione Umana:
dagli studi sugli effetti della comunicazione sull’agire umano di Paul Watzlawick, pioniere della Pragmatica, che ha messo in luce l’importanza degli aspetti non verbali, para verbali e contestuali nella trasmissione dei messaggi e nella costruzione della realtà.
2. L’ipnosi senza trance:
Nel modello Nardone viene elaborato il concetto di ipnosi senza trance, basandosi sul presupposto che il cambiamento può avvenire anche al di fuori di stati di trance formali. Grazie a linguaggi suggestivi si possono indurre modifiche nei pensieri, nelle emozioni e nei comportamenti del paziente/cliente, creando un nuovo sistema percettivo reattivo.
Il DIALOGO STRATEGICO rappresenta quindi la sintesi di questi due filoni di pensiero, integrando la Pragmatica della comunicazione umana con l’ipnosi senza trance in un modello comunicativo altamente efficace ed efficiente, divenendo la tecnica più avanzata per condurre un singolo colloquio, capace di indurre radicali cambiamenti nell’interlocutore. Rappresenta oggi la sintesi di tutto ciò che è stato realizzato in precedenza nell’arte della persuasione.
Come scriveva già Epicuro “non bisogna fare violenza alla natura ma persuaderla”.
Il dialogo Strategico performativo è come un viaggio attraverso le sfumature del linguaggio verbale, para verbale e non verbale, tra significati e significanti delle parole, tra tocchi, gesti o sguardi: così da toccare le corde più profonde dell’esperienza umana.
Come nelle precedenti evoluzioni del modello Nardone, anche in questo caso una ricerca intervento a portato ad aggiungere il termine performativo a quella tecnica che nasceva come “Dialogo Strategico” . Grazie all’ osservazione metodica durata oltre 3 anni di M. Cristina Nardone in azione, dal vivo, durante varie sessioni di Counsel coaching, si evidenziava la particolare maestria con cui utilizza gli strumenti di Comunic-Azione Strategica.
La domanda a cui abbia risposto è stata:
“Cosa accade realmente, attimo dopo attimo, dal momento in cui il cliente entra nel suo studio a quello in cui ne esce?”.
Cosa fa, in pratica e di diverso M. Cristina per ottenere cambiamenti così repentini nei propri clienti?
La risposta dettagliata potrai leggerla nel libro Il dialogo strategico performativo – Mind Edizioni (2022) quello che riportiamo in sintesi è invece il proposito di quella ricerca.
La nostra intenzione era quella di studiare e replicare le abilità di M. Cristina e sfruttare la tecno-magia della parola in tutta la sua enorme potenzialità, quella di “creare” realtà, di “fare cose con le parole” al fine di risolvere problemi e raggiungere obiettivi in tempi rapidi e con la certezza del risultato.
Qui, dunque, il significato principale è “dare forma”.
Performativo, allora, vuol dire proprio questo: il dialogo diventa uno strumento per creare nuove realtà, dove il problema diventa una pre-condizione della soluzione, un semplice antecedente storico; è lo stesso dialogo, come ci insegnò Socrate, che induce i partecipanti a scoprire le proprie potenzialità e a sfruttarle per raggiungere un obiettivo. Di conseguenza, siamo nell’ambito della “performance”.
Il dialogo non è più semplicemente lo strumento per la ricerca di soluzioni alternative, né solo la miccia che accende il fuoco della motivazione: IL DIALOGO STRATEGICO PERFORMATIVO, DI PER SÉ, DIVENTA UNA TECNICA DI COACHING E PROBLEM SOLVING; cambia la realtà, e la percezione della stessa, da parte di chi si rivolge al coach/problem solver.
E quando muta la percezione di una realtà, cambia anche la reazione alla stessa, ed è proprio dalla differente reazione che si innesca un’azione di cambiamento.
Attraverso il dialogo strategico performativo l’interlocutore viene persuaso rispetto a quanto lui stesso scopre e sente durante il dialogo, per cui il cambiamento risulta il frutto di una scoperta congiunta priva di qualsiasi forzatura, attraverso un dialogo realizzato in maniera strategica.
Il dialogo Strategico performativo non è solo uno strumento per “professionisti”, ma per chiunque desideri essere artefice del proprio destino, o aiutare gli altri ad esserlo.
Per la sua semplicità, e per la velocità con cui consente di raggiungere risultati straordinari.
La Comunicazione Strategica è la seconda anima del Problem Solving Strategico e del Coaching Strategico®. Logica di problem solving e LINGUAGGIO rappresentano LE DUE ANIME DELL’APPROCCIO STRATEGICO; non esiste problem solving strategico senza comunicazione strategica, non esiste comunicazione strategica senza problem solving strategico.
Due facce della stessa medaglia che vanno armonizzate, in modo da creare una sorta di danza comunicativa per cui il cambiamento prefissato sia reso inevitabile
Nardone Model COUNSEL COACHING STRATEGICO ® 35, 41, 44 ( Nice Classification )
(Copyright © di M. Cristina Nardone)
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