GENITORI STRATEGICI PER CRESCERE FIGLI FORTI E SERENI

Diventare genitori strategici per crescere figli forti e sereni significa accompagnarli allo sviluppo di una mente strategica ovvero dargli la possibilità di potenziare una mentalità capace di adattarsi facilmente alle diverse situazioni della vita senza spaventarsi dei cambiamenti.

Un bambino che impara a pensare in modo strategico diventerà un adolescente e poi un adulto che sa come affrontare le cose, e a sua volta insegnerà ai suoi figli a fare lo stesso. In questo modo, si creerà un circolo virtuoso che continua nel tempo, dove lui stesso potrà a sua volta essere un genitore strategico per crescere figli forti e sereni.

La parola “educare” viene dal latino e significa “tirar fuori, condurre”. Spesso si pensa che educare voglia dire insegnare delle cose, come se si dovesse modellare un bambino a proprio piacimento. Invece, educare significa far emergere il potenziale che c’è in ogni persona, la “magia” che ognuno ha dentro. Non è forzare o semplicemente dare delle nozioni, o almeno non dovrebbe essere così.

Vogliamo tutti che i nostri figli crescano sereni e forti, purtroppo non bastano le migliori intenzioni dei genitori tanto che la realtà dei fatti risulta piuttosto sconfortante e ci parla di altro. Oggi ci troviamo di fronte a bambini insicuri, in sovrappeso, tristi, ansiosi e adolescenti senza punti di riferimento che usano droghe e cellulari in continuazione. Sembra strano, in un mondo che offre di tutto ci sentiamo come se ci mancasse la terra sotto i piedi, e questo si sta verificando sempre più in età precoci.

La situazione sembra difficile. Allora, come possiamo aiutare i nostri bambini a sviluppare una mente strategica? Come farli crescere sereni?

Non ci sono soluzioni magiche, ma tanti anni di ricerche hanno chiarito alcune cose fondamentali per la loro serenità.

Dal punto di vista strategico, ci sono 6 tipi di famiglie che si vedono spesso e che, se diventano troppo rigide in uno schema educativo possono creare problemi ai figli:

1. Famiglia che protegge troppo: i genitori vogliono rendere la vita dei figli il più facile possibile. Ad ogni difficoltà intervengono o addirittura si sostituiscono.
2. Famiglia democratica-permissiva: non ci sono regole chiare, genitori e figli sono amici e tutti sono allo stesso livello. Si parla di tutto, anche il bambino di 3 anni ha il potere di decidere su ogni cosa.
3. Famiglia che si sacrifica: i genitori si privano di tutto per la “felicità” dei figli, rinunciano alla loro vita (anche di coppia) pur di garantire il massimo ai figli, che così hanno la strada spianata e ne approfittano.
4. Famiglia incostante: in questo modello familiare regna l’ambivalenza, i genitori a volte sono rassicuranti, a volte freddi, a volte severi, a volte permissivi, a volte squalificanti a volte valorizzanti, in un continuo altalenarsi di posizioni opposte, creando inevitabilmente confusione.
5. Famiglia che delega: i genitori lasciano l’educazione dei figli ad altri parenti, creando molta confusione.
6. Famiglia autoritaria: il genitore (spesso il padre) è duro e non affettuoso, dà regole senza spiegazioni e si aspetta che vengano seguite alla lettera, punendo severamente.

Finalmente tanti Studi recenti, e non solo i nostri,  mostrano che le famiglie “autorevoli” fanno bene ai figli. Un genitore autorevole (ne basta anche uno solo dei due) a differenza degli altri modelli sopradescritti, adotta uno stile comunicativo e relazionale basato su quello che potremmo chiamare “affetto fermo”, ovvero si mostra amorevole, è affettuoso, accogliente e rispettoso, ma anche molto fermo sulle regole e sui valori importanti. Il rispetto si basa sulla conoscenza e sulla saggezza, non sulla paura e sul potere.

Il genitore autorevole è quindi affettuoso ma anche esigente. Si aspetta molto dai figli, ma li aiuta anche a crescere, esercita un “affetto severo”, pretende molto ma è altrettanto supportivo nell’educare i figli. Dà regole e limiti spiegandoli, offre sostegno e affetto sincero. In questo modo, i genitori diventano un modello da seguire perché i figli li ammirano e a cui i figli vorranno assomigliare anziché rifuggire.

Per aiutare i bambini a sviluppare una mente strategica, ogni adulto che si occupa di loro dovrebbe cercare di essere autorevole ma anche provare a seguire linee guida fondamentali e ampiamente condivise dagli esperti del settore:

• Cerca di essere il meglio, un buon esempio: i bambini imparano soprattutto guardando cosa fanno gli adulti. Non ascoltano tanto i discorsi, quanto imitano quello che vedono fare. Quindi, non possiamo aspettarci che nostro figlio non fumi se noi fumiamo, che ami leggere se non vede mai libri in casa o che non dica parolacce se le diciamo noi. I bambini “respirano” l’ambiente di casa, nel bene e nel male.

• Loda l’impegno, non solo il talento: spesso si sbaglia a concentrarsi solo sulle doti naturali di un bambino invece che sul suo impegno. Se un adulto fa credere che i risultati arrivano solo grazie al “dono” e non all’impegno, ha già fallito. È fondamentale lodare il percorso fatto, perché così i bambini imparano a non arrendersi e a superare le difficoltà.
• Bisogna anche lodare in modo giusto, senza esagerare, per spingere il bambino a fare sempre meglio e a trovare la motivazione dentro di sé. Se i bambini si impegnano solo per ottenere qualcosa (voti alti, complimenti, premi), non svilupperanno mai una forza interiore (autostima) che li renda stabili anche quando le cose esterne cambiano.

• Rendi i bambini autonomi il prima possibile e aiutali a pensare con la propria testa: la tendenza a volerli aiutare fino quasi a evitare loro qualsiasi tipo di problema fa sempre più parte della nostra società e del nostro modo di educarli. All’inizio può sembrare una cosa buona perché li “salviamo” dalle sofferenze, ma a lungo andare li danneggia.
• Il danno più grande è che non sviluppano fiducia in sé stessi (autostima) non svilupperanno resilienza, di conseguenza non sapranno affrontare gli inevitabili cambiamenti, le difficoltà che la vita purtroppo ci propone. Dovremmo invece fare il contrario: ogni giorno dovremmo creare piccole sfide per i nostri bambini, che li aiutino a migliorare e a mettersi alla prova impegnandosi. Noi dovremmo essere un aiuto per andare oltre, non un peso. Favorire la loro indipendenza significa anche aiutarli a sviluppare un pensiero critico, cioè un pensiero libero e autonomo.
• Dovremmo invece fare il contrario: ogni giorno dovremmo creare piccole sfide per i nostri bambini, che li aiutino a migliorare e a mettersi alla prova impegnandosi. Noi dovremmo essere un aiuto per andare oltre, non un peso. Favorire la loro indipendenza significa anche aiutarli a sviluppare un pensiero critico, cioè un pensiero libero e autonomo.
• In altre parole, significa mettere da parte pregiudizi e idee già fatte, per essere curiosi di scoprire sempre cose nuove, pensando che nessuno ha la verità assoluta e che ogni idea può essere messa in discussione. La creatività e l’intelligenza crescono solo se aumentano le possibilità di scelta e si impara a guardare le cose da diversi punti di vista, non da una sola angolazione.

• Fai attenzione a cosa ti aspetti dai bambini: le aspettative di un adulto (genitore, insegnante, allenatore eccetera) possono essere un’arma a doppio taglio. Possono aiutare un bambino a migliorare, ma anche bloccarlo. Spesso, quello che un adulto crede di un bambino tende a diventare vero, perché in base a quell’aspettativa mette in atto dei comportamenti che la confermano, sia in positivo che in negativo. Ciò che molti genitori ignorano è che i bambini sono estremamente sensibili a quello che papà e mamma pensano di loro e a cosa si aspettano da loro.
• Le capacità o le incapacità che un genitore attribuisce a un figlio finiscono per essere accettate dal figlio stesso, creando un’immagine di sé che si stabilizza nel tempo. Questo fenomeno si chiama “profezia che si autoavvera” e ha implicazioni davvero importanti nella crescita dei nostri bambini, che non possono essere sottovalutate.

• Lascia che i bambini si annoino e giochino liberamente: il gioco libero è la migliore “palestra” che possiamo offrire a nostro figlio, la lezione più importante (e gratuita) da cui imparare. Quando un bambino è libero di giocare, fa le cose più strane, si diverte, prova i suoi limiti e ripensa a quello che ha imparato durante il giorno. Nel gioco si imparano le regole base per stare bene con gli altri, come l’empatia (mettersi nei panni degli altri) e si impara a perdere e a non arrendersi. In altre parole, si impara la resilienza, che poi li proteggerà nei momenti difficili della vita.

• Impara a vedere le cose in modo diverso e usare l’umorismo: saper “ristrutturare” significa cambiare il modo di vedere un evento, guardare una cosa da un punto di vista più positivo. Far crescere bambini capaci di ristrutturare significa prepararli a diventare adulti resilienti. Anche l’umorismo aiuta a cambiare il modo di vedere la realtà. Ridere di qualcosa con i nostri figli allenta la tensione, fa vedere le cose negative sotto una luce migliore e sfrutta la capacità dei bambini (che noi adulti spesso perdiamo) di cambiare velocemente umore, nonostante tutto.

• Insegna i sentimenti: se le emozioni non vengono vissute, spiegate e chiamate con il loro nome, i ragazzi crescono senza capire i loro stati d’animo e senza saperli esprimere. Non riuscendo a riconoscere le proprie emozioni, i nostri giovani non potranno riconoscere nemmeno quelle degli altri e non svilupperanno empatia.

• Insegna la gratitudine e l’umiltà: insegnare e praticare la gratitudine sembra qualcosa di dimenticato. Diamo tutto per scontato, come se ci fosse dovuto, e raramente diciamo grazie per il dono meraviglioso della vita. Cercare di far capire ai bambini questo modo di vedere la vita li renderà sicuramente più attenti alle piccole cose e ai valori più importanti.

• Se ci sono problemi, prova una “terapia indiretta”: dal punto di vista strategico, molti problemi dei figli possono essere risolti facilmente aiutando i genitori a intervenire nel modo giusto per farli sparire. Di solito, l’intervento strategico si basa sul ruolo attivo dei genitori nel risolvere i problemi dei figli. In pratica, i genitori diventano dei veri e propri “co-terapeuti” che, seguiti da un professionista, agiscono in modo efficace e aiutano il figlio a superare il problema.

M. Cristina Nardone (Ceo Nardone Group, ideatrice Modello di Counsel Coaching Strategico,

Autrice e Direttore collana Saggi di Counsel Coaching per Mind Ed.)

Libri per approfondire:

Allenamenti Vincenti – Migliora la tua performance con lo psicologo dello sport  Maria Cristina Nardone, Silvia Rizzi.  Mind Edizioni – 2025

Giovani Strateghi – La rivoluzione di chi crea il proprio destino. Gestire le emozioni e, di conseguenza, il cambiamento  Maria Cristina Nardone Michele Paternoster, Mind Edizioni  -2023

Aiutare i genitori ad aiutare i figli. – Problemi e soluzioni per il ciclo di vita, Nardone G. e L’equipe del centro di terapia strategica, 2012, Ponte alle Grazie, Milano.

Modelli di famiglia, Nardone G., Giannotti E., Rocchi R., 2001; Ponte alle Grazie Ed.

Curare la scuola, Balbi E., Artini A., 2009; Ponte alle Grazie, Ed.

Vuoi formarti per diventare un Genitore Strategico

https://www.nardonegroup.org/genitori-strategici-corso-online/