Il counsel-coaching strategico in azione.
Un ospite della diretta, Fabio, ha portato all’attenzione un suo problema/obiettivo: decidere quale sarà la sua “immagine”, con cui relazionarsi agli altri e all’ambiente che lo circonda in generale. Un problema che si porta dietro da tanti anni, nei quali ha più volte provato a scegliere un’immagine, ma o non vi è riuscito oppure non è stato in grado di mantenerla nel tempo.
Il coach strategico lo ha accompagnato in una prima sessione, nella quale si è provato a far uscire Fabio dalla trappola del dubbio e dalla conseguente incapacità di porre in essere azioni efficaci
Ciò è avvenuto seguendo scrupolosamente le “fasi” del modello strategico di problem solving, iniziando a delineare le caratteristiche concrete del problema e concordando un obiettivo specifico, misurabile, realistico e con una data precisa entro la quale dovrà essere conseguito.
Dopo aver creato un “ponte” tra lo stato attuale problematico e lo stato futuro desiderato, si sono analizzate le tentate soluzioni fin qui messe in atto da Fabio (che non hanno portato a risultati apprezzabili), per poi passare all’applicazione della tecnica del “come peggiorare”. All’esito di quest’ultima, Fabio ha preso consapevolezza che proprio le tentate soluzioni hanno mantenuto, se non alimentato, il suo problema.
A questo punto si è applicata la tecnica dello “scenario oltre il problema”, con la quale Fabio è stato portato ad immaginare, anzi a calarsi in un futuro con una data precisa, nel quale ha descritto eventi ed azioni concrete possibili solo a soluzione trovata e obiettivo raggiunto.
Infine si è fatta scegliere al cliente, tra le azioni individuate nel futuro anelato, quella più “piccola” ovvero quell’azione/comportamento che, se applicata oggi, avrebbe determinato la minor resistenza al cambiamento. A questo punto si è applicata la tecnica del “come se”, prescrivendo (come effetto di una scoperta congiunta”) proprio l’azione scelta da Fabio (azione minimale) da compiere nei giorni successivi come se avesse già risolto il problema.
Fabio ha accettato di porre in essere il compito ed è sembrato soddisfatto dell’esito della sessione di coaching. Il coach ha quindi chiuso il suo intervento, avendo conseguito lo scopo di spostare l’attenzione del cliente dal rimuginare al fare, ovvero al compimento di un’azione concreta (un primo passo) verso l’obiettivo dichiarato.
A questo punto, raccogliendo anche osservazioni e domande di chi assisteva alla diretta, un secondo coach è intervenuto per approfondire aspetti più legati alla logica in cui Fabio era bloccato (logica della credenza) arrivando a prescrivere un secondo compito che, anche in questo caso, Fabio ha ritenuto congruente con il suo obiettivo e si è impegnato ad eseguire.
Per concludere, è intervenuto un terzo coach che ha riassunto gli interventi della sessione, enucleando le tecniche e gli stratagemmi utilizzati, ponendo l’accento soprattutto sulla comunicazione strategica adoperata. Ha fatto notare, infatti, la potenza di una metafora utilizzata dal coach, che il cliente ha “sposato” e continuamente richiamato nel corso della sessione.
Grazie, come sempre, a Valentina Viciani, Paolo Vocca, Argyrios Dourvas.
Ci vediamo martedì 8 dicembre sulla mia pagina Facebook con #NardoneLiveFacebook!
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