Sei già un “capo”, ma aspiri a diventare un “leader” di successo?
Ci sono 5 pillole strategiche che possono aiutarti a realizzare ciò che desideri, in tempi brevi.
Innanzitutto, è necessario definire con esattezza le caratteristiche della figura del “capo” e di quella del “leader”.
Spesso, il “capo” di un’azienda, un gruppo, un’organizzazione, cade nella trappola dell’illusione di avere il potere solo per il fatto di essere il “capo”.
È proprio questa falsa credenza che conduce inesorabilmente al fallimento della leadership. Anzi, più probabilmente porta alla sua mancata concretizzazione.
Infatti, essere leader significa “guidare molti nel mondo che vuoi facendo in modo che anch’essi lo desiderino”.
Pertanto, significa essere autorevoli, non autoritari. Significa condurre, non comandare. Significa credere che l’insieme non sia la mera somma di tutte le parti, ma sia molto di più. Significa essere al timone di un’imbarcazione a bordo della quale ognuno ha un suo preciso ruolo e non intendo solo il ruolo scritto nell’organigramma, ma il “ruolo sociale” che ogni persona si crea all’interno di un gruppo, in base alle relazioni che ha con gli altri.
Essere il leader è indubbiamente il ruolo più difficile da ricoprire, se non altro per la responsabilità che comporta. Ma come tutti i ruoli organizzativi, la leadership si crea dimostrando competenze specifiche nel settore lavorativo e instaurando relazioni “produttive” tra persone.
Quindi, il leader non è riconosciuto solo per l’autorità conferitagli da terzi, ma viene seguito perché coloro che lo seguono credono fermamente in lui e in ciò che lui rappresenta, credono negli stessi obiettivi e traguardi, perchè è il punto di riferimento di tutto il gruppo.
L’esempio più calzate di leader è stato Alessandro Magno, che fu seguito dalle sue milizie fino alla fine del mondo perché tutti lo adoravano. Egli, prima della battaglia, organizzava dei rituali per caricare gli animi, a cui tutti dovevano partecipare. Allo stesso modo, dopo ogni vittoria, pretendeva dei festeggiamenti per celebrare ogni generale, soldato o portabandiera. Potremmo definirlo un vero leader strategico.
A questo punto, la domanda sorge spontanea:
La risposta sta nell’imparare ad utilizzare il Modello di Problem Solving e Coaching Strategico, di cui proponiamo 5 pillole pragmatiche che puoi già mettere in pratica.
potrebbe sembrare una banalità, ma mettere in chiaro fin da subito vision e mission dell’organizzazione, mansioni e incarichi, le regole imprescindibili e le condotte che non saranno tollerate è il primo e più grande passo per la costruzione di una leadership indiscussa, lontana da incomprensioni e fraintendimenti.
“Non ci sarà una seconda occasione per fare una buona prima impressione”
a questo punto, è fondamentale ottenere, con tutto il gruppo di lavoro, l’accordo su quanto dichiarato al punto 1. Così facendo, entriamo immediatamente in sintonia con tutti e persuadiamo gli altri a seguirci, avendo concordato insieme le regole da osservare. Inoltre, sarà più difficile che qualcuno venga meno a quanto concordato. Ovviamente, il leader dovrà essere il primo a rispettare i patti presi, altrimenti perderà qualsiasi tipo di potere acquisito in precedenza, compresa l’autorità concessagli come “capo”. Inoltre, è buona norma indossare un abbigliamento adatto al ruolo, utilizzare un linguaggio tecnico specifico, essere puntuali, insomma, come affermava Gandhi:
“Sii quello che vorresti che il mondo fosse”
un leader di successo, che possiede elevate competenze tecniche e notevoli abilità relazionali, può perdersi, però, nella convinzione di poter controllare tutto e tutti. Piuttosto dobbiamo essere capaci a gestire ciò che si presenta, non perdere mai di vista l’obiettivo e sapersi adattare alle situazioni.
“Un surfista cavalca diversamente ogni onda,
perché ogni onda è diversa dalla precedente e dalla successiva”
essere flessibili e sapersi adattare alle circostanze che ci troviamo ad affrontare significa vedere la situazione da prospettive differenti, essere in grado metterci nei panni degli altri, in quanto la nostra visione del mondo è filtrata dai nostri sensi, dalle nostre percezioni, dalle nostre esperienze passate. Quindi non esiste una realtà unica, ma tante realtà quanto sono i punti di vista.
“Il genio altro non è che la capacità di osservare la realtà da prospettive non ordinarie”
è una capacità imprescindibile dalla leadership; le parole possono esortare, motivare, valorizzare, persuadere, ma anche ferire, demoralizzare, abbattere, annientare, per questo un vero leader deve saper utilizzare i termini giusti, al momento opportuno, con abilità non verbali e paraverbali che vadano a rafforzare il messaggio espresso. Tutto ciò sempre con l’obiettivo di mobilitare le risorse degli altri e, se è davvero un ottimo comunicatore, attivarne di nuove.
“Non basta essere eccezionali, bisogna saperlo comunicare”
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(Copyright © di M. Cristina Nardone)
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